Obiettivo 2020 (atto primo)

Scrivo sui giornali da quando avevo diciannove anni, il giornalismo è diventato il mio mestiere dal 1999, prima di andare in pensione mi aspettano almeno vent'anni e in più ogni giorno sono a contatto con giovani che vorrebbero fare il giornalista o hanno cominciato - nella più totale precarietà - a farlo. E' naturale che abbia a cuore il futuro di questa professione.

Le domande che attendono risposta sono molte. Ne riporto qui tre.
  1. Che modello di informazione ci aspetta da qui a, diciamo, il 2020?
  2. Il modello professionale attuale (molte persone che pagano per essere informate e poche persone che vengono pagate per informare) è destinato a durare?
  3. Ammesso che il modello professionale attuale resista, quali adattamenti, quali modifiche, quali cambiamenti deve attuare nei prossimi dieci anni?
Intanto ci penso e appena ho un minuto di tempo provo a rispondere.

Commenti

  1. Spero di farti cosa gradita con il mio intervento, in caso contrario ti chiedo subito scusa, ma vorrei aggiungere una provocazione al tuo post, il punto 2, io lo vedrei cosi:
    Molte persone che pagano per informare (con un certo tipo d’informazioni convenienti a editori e proprietà.)
    Molte persone che pagano per essere informate (clienti che spesso si ritrovano poco informate).
    Poche persone che sono pagate per informare (giornalisti e fotoreporter, spesso in difficoltà nel informare senza censure o che devono ricamare o interpretare i fatti per veder pubblicato il proprio articolo)
    Spero che considererai la mia provocazione costruttiva e non qualunquista.
    Credo che una riflessione di questo tipo sia molto attuale alla luce delle polemiche e delle visioni in alcuni casi differenti tra la nostra stampa nazionale e quella estera.

    Se riterrai, interessate la mia provocazione sarò felice di poter continuare ad analizzare insieme con te i tuoi altri punti.

    Cordialmente

    Fabrizio Proietto

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